CRONACA, ITALIA CRONACA0
L’Italia dei misteri. Pasolini. Il mistero irrisolto della morte
By L'Ora Legale · On 17 aprile 2016
Il corpo martoriato di Pier Paolo Pasolini fu trovato da una donna alle 6,30 del mattino di domenica 2 novembre 1975 in uno spiazzo dell’Idroscalo di Ostia. Pasolini muore di una morte violenta, ucciso da un ragazzo di nome Giuseppe Pelosi detto “il rana” conosciuto al chiosco di piazza dei Cinquecento a Roma. Pasolini si era fermato per chiedergli un’ informazione e dopo aver scambiato qualche battuta, lo invitò a salire in macchina.Scriverà il Pelosi sul suo libro: Io, Angelo nero.<< Ci stai a fare un giretto? Ti pagherò per il disturbo>>, << Si ma ancora non ho magnato>>. <<Ti porto al Biondo Tevere>>. <<Per me ajo, ajo e peperoncino. E pure ‘na, birra>>E poi gran corsa fino all’ idroscalo di Ostia. Dove, stando a quanto nel voler del tempo scriverà il Pino, ecco l’ infilarsi in una strada sterrata che pian piano si estende in una gran radura, e il tutto ormai, quasi al buio, pure l’asfalto con le buche, e l’auto bloccata accanto a una rete metallica <<Intorno a noi c’erano delle baracche , e per il buoi intravedevo solo la rete e vaghi contorni , c’era il silenzio >> , scriverà “il Pino”. << Lui iniziò ad accarezzarmi le gambe, mi sfiorò il pene e si toccava anche il suo. Poi me lo tirò fuori dai pantaloni e….. Omissis… Scesi . Mi s’avvicinò . Provo ad accarezzarmi dietro con le mani , visto che avevo i pantaloni calati… Fatti toccare … Omissis… Già mi ripugna ciò che è successo>>, s’incavolo “il Pino” … << Ma quello non levò le mani lo stesso, e mi sentii premere forte con un bastone…Voleva violentarmi con una mano e ora mi stava picchiando perché non ci stavo. La paura si dissolse e non ci vidi più dalla furia …>> E cosi prese a massacrarlo . Con una tavoletta. In testa. In faccia. Sui genitali. Cazzotti e calci . Finché l’ altro non cascò rantolante … <<Non sapevo che fare … A tentoni trovai la macchina , la misi in moto e ingranai la retromarcia.
Nel buio passò più volte sul corpo di Pasolini sfigurandolo e uccidendolo. Pelosi viene arrestato poco dopo e il 26 aprile dell’anno successivo, il tribunale dei minori di Roma lo condanna a nove anni, sette mesi e dieci giorni di reclusione per omicidio volontario in concorso con ignoti , furto e atti osceni . La sezione per i minorenni della corte d’ Appello di Roma con la sentenza del 4 dicembre 1976 assolve Pelosi dall’accusa di atti osceni conferma la condanna per le altre due imputazioni, ma elimina il riferimento al concorso con ignoti. Il 26 aprile 1979 la corte di Cassazione respinge il ricorso di Pelosi . La sentenza è definitiva.
Omosessuale, provocatore, nostalgico, esplulso dal Pci, accusato falsamente di rapina, narcisista, masochista, odiato, censurato: Pasolini era tutto questo.
Tutti conoscevano l’omosessualità di Pasolini e sapevano della sua passione per i giovani sottoproletari, ossimoro vivente del modello piccolo borghese che odiava profondamente. Chi lo conosceva sapeva che l’intellettuale rischiava ogni notte la vita.
Mentre Pelosi è a Rebibbia, gli amici come Oriana Fallaci e molti altri dichiarano apertamente che il delitto Pasolini è puramente politico. Questa tesi sarebbe avvalorata da alcune testimonianze raccolte tra gli abitanti delle baracche vicine, all’ idroscalo di Ostia che non avrebbero visto ma piuttosto sentito la colluttazione tra un gruppo di persone.
Le indagini appaiono agli amici affrettate, quasi a voler nascondere la verità, del resto, vi sono state, e fin dall’inizio, delle gravi negligenze, ed un articolo sull’Europeo del 21 novembre 1975 illustra chiaramente come la scena del crimine venne inquinata. La polizia, accorsa sul posto verso le sette di mattina, non disperse la folla di curiosi, e non vennero nemmeno indicati i punti esatti dei vari ritrovamenti. La macchina di Pasolini rimase esposta ad una pioggia insistente, e dopo aver svolto le prime indagini venne rottamata. Sul luogo del delitto non giunse nemmeno un medico legale, e sull’adiacente campetto di calcio, che poteva offrire segni di plantari e pneumatici, venne giocata una partita.
Pasolini per i fascisti era un ” Culattone di sinistra”. Per la sinistra un disfattista. In ogni caso era “la voce insopportabile dell’intelletualità nostrana”.
Aveva ritirato fuori il caso della morte di Enrico Mattei, facendo il nome di Eugenio Cefis (presidente Montedison) come presunto mandante in nome dei servizi segreti italiani e americani per conto delle sette sorelle.
Mentre si svolgono i funerali, comincia la battaglia dei sostenitori del caso politico che avrebbe portato all’eliminazione fisica di un intellettuale scomodo per tutti.
Non piaceva dunque ai politici, ma neppure alla borghesia industriale per le sue lotte contro il consumismo. Era più conservatore dei conservatori quando parlava del futuro dell’Italia, e del suo passato ideale innocente e contadino perduto per sempre. Era stato contro l’aborto, e molti in quegli anni non avevano digerito la sua presa di posizione.
La lotta degli intellettuali vicini a Pier Paolo non produce prove determinanti per cambiare il corso dell’iter giudiziario. Pelosi paga con il carcere. Nel 2005 al Costanzo Show ritratta e dichiara di non essere stato solo quella notte, ma in compagnia di una banda di giovani con l’accento siciliano.
La nuova versione di Pelosi è stata la base per nuove indagini, iniziate ufficialmente nel 2010, grazie anche a una lettera scritta da Walter Veltroni all’allora Ministro della Giustizia Angelino Alfano, nella quale l’ex sindaco di Roma sollecitava la riapertura del caso.Tuttavia, nonostante la presenza di nuovi testimoni e il gran il lavoro condotto dall’avvocato Guido Maccioni e dalla criminologa Simona Ruffini, le novità non sono state ritenute rilevanti e le indagini sono state nuovamente archiviate.
Il Messaggero il giorno 13 aprile 2010 riportava il titolo “riapertura delle indagini per il caso Pier Paolo Pasolini”.
Silvio Parrello, in arte “er pecetto”, è stato ascoltato dal pm Minisci per più di due ore dopo la convocazione di alcuni giorni come «persona informata dei fatti». La sua testimonianza era stata già registrata e raccolta dall’avvocato romano Stefano Maccioni e dalla criminologa Simona Ruffini. Al pm “er pacetto” ha raccontato quello che nel quartiere si dice da sempre. Vale a dire che subito dopo la morte del poeta, unaAlfa Romeo quasi identica a quella di Pasolini, sarebbe stata portata in una carrozzeria sulla via Portuense. «Era sporca di sangue e di fango, aveva una botta sulla fiancata», ha detto Parrello al magistrato.
“Er pecetto” in passato era stato già sentito dall’allora presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino e dall’avvocato di parte civile Guido Calvi. Questa volta però ha fatto i nomi. Quello del carrozziere, e, in particolare, quello dell’amico dal quale ha raccolto tutte le sue confidenze. E ha anche aggiunto il nome di un altro carrozziere che vedendo l’Alfa in quello stato e collegandola al delitto si era rifiutato di ripararla. Ad avvalorare la versione è la relazione del perito di parte Faustino Durante. Il primo ad ipotizzare subito dopo l’omicidio che a schiacciare Pasolini fosse stata un’altra auto. Lo sterrato dell’Idroscalo, scriveva il medico-legale, «era costellato di buche profonde, la coppa dell’olio situata a 13 cm dal suolo non recava tracce di strusciature e di urti, cosa che invece doveva avere. Il terminale della marmitta non evidenziava nessun segno di urti se non lateralmente, ma erano segni di vecchie ammaccature, il frontale dell’auto era privo di tracce sia di sangue, sia di capelli, sia di cuoio capelluto».
Visionario Parrello? Nuova pista? La risposta potrebbero darla i reperti conservati in uno scatolone al Museo criminologico di Roma, se analizzati con nuove tecniche investigative. Il pezzo forte è il plantare di una scarpa destra trovato nell’auto di Pasolini. misura 41, «logoro e rovinato, non poteva appartenere certo a qualcuno ricco», indirizza i suoi sospetti Parrello. Un nome entrato e uscito dall’inchiesta, è quello di Johnny Lo Zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, claudicante da quando in uno scontro a fuoco fu ferito al piede. Ex ergastolano.
Wilma Ciocci Alessandra Severi
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