domenica 25 settembre 2016

Il crudele assassinio di Yara Gambirasio


Gli inquirenti solitamente nell’iter delle indagini per omicidio individuano un sospettato e verificano successivamente  se il suo dna può essere compatibile con quello dell’assassino.  In questo caso è avvenuto l’opposto. Inizialmente è stata individuata l’impronta genetica dell’omicida e poi è stata compiuta l’opera di investigazione per scoprire a chi appartenesse quel dna. Il super testimone di questo caso è stato proprio il  dna del soprannominato  “Ignoto 1“.  Il 26 novembre 2010, alle ore 18 e 44  Yara Gambirasio aveva terminato uno dei suoi allenamenti e lasciava  da sola il Centro Sportivo di Brembate di Sopra, in Provincia di Bergamo, che si trovava a pochi minuti a piedi da casa sua.  I genitori, non vedendola tornare, dopo circa un quarto d’ora di attesa, provarono a telefonarle, ma il cellulare era spento. Dopo vari tentativi, denunciarono la scomparsa della ragazzina di Mapello
Le prime indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio si concentrano su un cantiere nei pressi di Mapello, a circa 3 chilometri di distanza dalla palestra da cui era uscita Yara. La zona viene identificata attraverso l’analisi degli ultimi ripetitori a cui si era collegato il suo cellulare. Per le ricerche vengono utilizzati  i cani molecolari  per  trovare possibili tracce.
Yara Gambirasio verrà trovata morta, tre mesi dopo la scomparsa, da un passante  che si trovava nella zona di Chignolo d’Isola.
Per ironia della sorte,  a poche centinaia di metri da quello che era il centro di coordinamento delle ricerche della ragazza. Yara si trovava proprio a soli 300 metri dal Comando di Polizia Locale dell’isola Bergamasca;  quindi le forze dell’ordine e volontari della Protezione Civile avevano setacciato la provincia in cerca della ragazza, perlustrandone aree boschive, montuose, fiumi, mentre il corpo della ginnasta si trovava a poche centinaia di metri da loro.  Gli investigatori, identificano così  il corpo della vittima  che  indossa i resti dei vestiti che aveva la sera della scomparsa. Vengono dunque acquisite le immagini delle telecamere delle ditte che si trovano non lontano dal luogo del ritrovamento e d effettuati i rilevamenti da parte degli E.R.T.  gli Esperti nella ricerca delle tracce sulla scene del crimine.  L’autopsia rileverà moltissime cose sugli ultimi istanti di vita di Yara, confermerà che è stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi. L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta e  il decesso è avvenuto meno di un’ora dopo l’esser uscita di palestra.
Il 5 dicembre 2010 con un’operazione di polizia su una nave partita da Genova verso Tangeri (Marocco),  viene arrestato Mohamed Fikri, un piastrellista di origini tunisine sospettato di essere coinvolto nella scomparsa di Yara Gambirasio. L’arresto fu disposto dopo l’analisi di una intercettazione telefonica, in cui Fikri avrebbe detto alla propria ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”. Il nastro della telefonata fu in seguito sottoposto ad altre perizie che scoprirono un grave errore di traduzione dall’arabo: Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma le accuse di omicidio e occultamento di cadavere furono ritirate solo nell’inverno del 2013.
Gli esami effettuati postmortem rilevano però anche che il mostro non ha commesso un delitto perfetto. Tagliando gli slip della giovane si è provocato una ferita che ha sanguinato sui tessuti degli indumenti intimi di Yara. Quelle gocce di sangue intrappolate nelle fibre hanno resistito agli agenti atmosferici fino a che gli esperti le hanno “catturate“ riuscendo ad estrarne il dann.
18.000 persone pare si sottoposero  volontariamente al test del dna, finchè in una discoteca fu trovato un  dann simile al ceppo di quello di “Ignoto 1“. Viene ristretto così il cerchio e si risale ad uno zio del ragazzo della discoteca che risponde al nome di Giuseppe Guerinoni. Esaminando il dna  si arriva a supporre che sia proprio  lui il padre dell’assassino di Yara. Ma nessuno dei suoi figli era “Ignoto 1“. Come è possibile?! Il sig.  Guerinoni forse ha figli nati fuori dal matrimonio?! Questa domanda non può essergli fatta perchè il sig. Guerinoni è morto anni prima.
Per confrontare il suo dna con quello di “Ignoto1“ è stata utilizzata residuo di saliva  rimasta su una marca da bollo della patente dell’uomo e la coincidenza tra i dna è risultata essere del 99,87%.
La salma su disposizione dei magistrati è stata riesumata e il dato è sbalordativo 99,99999% di corrispondenza.
Dopo quattro anni di ricerche gli investigatori sono convinti di avere trovato l’amante segreta di Giuseppe Guerinoni, la quale deve avere messo al mondo un suo figlio illegittimo. Un giallo nel giallo che porta al nome di Massimo Giuseppe Bossetti.
Bossetti fu fermato ad un posto di blocco e accettò di sottoporsi all’alcoltest,  con la saliva depositata fu effettuata l’analisi del dna di colui che era già considerato essere l’assassino di Yara.
Wilma Ciocci  Alessandra Severi

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